PERCHÉ IL RESTAURO
DELLA MACCHINA D’ALTARE
DELLA CHIESA DEI CAPPUCCINI
DI ALESSANO
Marzo 2018 - Novembre 2019
IMMAGGINI DI UN CAPOLAVORO
D’ARTE CULTURA E RELIGIONE MORENTE
La sorprendente macchina d’altare, capolavoro di ebanisteria, concepita quale vera e propria macchina scenografica, è estesa all’intera parete di fondo della navata principale modellandosi e quasi deformandosi per aderire perfettamente ad uno spazio architettonico che sembra non poterlo contenere.
Essa è articolata in tre settori verticali simmetricamente disposti: quello centrale, che incornicia la pregevole tela seicentesca di frate Angelo da Copertino, della larghezza di circa 4 metri,
si estende in altezza sino a lambire l’intradosso della sovrastante volta a stella, situato a oltre 8 metri dal piano del calpestio;
quelli laterali, della larghezza di circa 2 metri ciascuno, racchiudono, a mo’ di edicola, le tele di sant’Anna e Maria Bambina, a destra e, a sinistra, quella del profeta Isaia e superano di poco la quota d’imposta delle appese angolari;
più in alto, al centro, è collocato l’ovale raffigurante S. Giuseppe e il Bambino.
Una chiara articolazione si ravvisa anche nell’orditura orizzontale: in basso l’altare sormontato da una coppia di gradini in mezzo ai quali si incastona il prezioso tabernacolo.
La totalità della superficie a vista si sviluppa secondo un raffinato e minuzioso disegno che si ispira a motivi geometrici e vegetali.
L’intero apparato decorativo si compone con tessere lignee di varie essenze: noce, mogano, palissandro, acero, pioppo e altri.
Ricchissimo è anche l’apparato plastico che si compone di robuste cornici mistilinee, medaglioni, fastigi, volute e cartigli in un equilibrato spirito barocco semplificato, e convincente.
Questo prezioso gioiello di arte e di fede era gravemente malato.
Lo stacco di una tessera è stata la spia per capire che un forte attacco termitico e di insetti xilofagi era in corso.
Bisognava intervenire al più presto.
Nel maggio del 2016 cominciarono ad evidenziarsi alcune anomalie (polverine, distacco di tessere, fessure troppo larghe tra le giunture principali…).
Ben presto ci si rese conto che la situazione era davvero grave.
Il provinciale, fra Alfredo Marchello e il suo consiglio, insieme al guardiano del convento fra Francesco Monticchio, dopo aver analizzato la situazione, decisero di chiedere un parere tecnico all’amico e terziario francescano di Scorrano, già funzionario della Soprintendenza di Lecce, Giovanni Giangreco.
Questi, esaminata la situazione, ritenne necessario avvertire e coinvolgere la Soprintendenza che incaricò il restauratore Dario Taras di eseguire i primi sondaggi per verificare la condizione della pala.
Con il restauratore e i tecnici si è proceduto allo studio e redazione di un progetto di restauro molto interessante il cui costo totale ammontava da 116 a 140 mila euro.
La Soprintendenza, però, per mancanza di fondi, ha prescritto un intervento meno ambizioso, anche se molto radicale.
Il restauro della macchina d’altare iniziò ufficialmente il 22 marzo 2018 con l’apertura del cantiere.
Molte azioni - saggi, sondaggi, smontaggio di alcune parti pericolanti, prove di restauro i l’impianto antitermitico - erano iniziate già dal 2016.
Il restauro della macchina d’altare si è concluso il 30 settembre 2019.
Secondo le indicazioni della Soprintendenza, si è proceduto alla bonifica dell’apparato murario e pavimentale all’interno e nel perimetro esterno alla chiesa contro l’invasione delle termiti.
Molto delicato si è rivelato lo smontaggio completo di tutta la macchina d’altare.
A operazione terminata, è stata smembrata in più di 60 pezzi che sono stati sottoposti a disinfestazione insieme con le cornici lignee delle tele delle cappelle laterali, con prodotti biocidi gassosi.
Poi si è proceduto al consolidamento statico e alla sostituzione dei supporti strutturali di base ammalorati e alla ricostruzione di tutta l’ossatura portante distrutta dalle termiti. Infine si sono effettuati il consolidamento e l’integrazione dell’apparato decorativo.
Il restauro, monitorato dalla Soprintendenza dei beni culturali di Lecce fu affidato alla ditta Messapia Antiqua del restauratore Dario Taras di Specchia.
Il restauro delle tele fu affidato alla restauratrice Rita Raffaella Cavaliere di San Vito dei Normanni.
Testo e foto di fra francesco monticchio.