Nangololo-Mozambico:

distrutta una missione centenaria


I primi giorni di novembre 2020 ero ricoverato nell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. Il covid 19 mi aveva assalito in una forma molto virulenta. La polmonite bilaterale mi affogava.

Proprio in quei giorni gli animatori della “mia” missione di Nangololo (nel distretto di Muidumbe, della diocesi di Pemba nella regione di Cabo Delgado dell’estremo nord del Mozambico) e il missionario brasiliano padre Edegard Silva Junior, responsabile della missione dal 2017, mi trasmettevano immagini, video e audio di una atrocità inaudita (foto e video di distruzioni e di violenze inumane su uomini, donne e bambini non possono essere viste senza orrore!). Ero gravemente malato. Le notizie mi hanno profondamente ferito aggiungendo dolore alla mia sofferenza fisica.


CHIESA PARROCCHIALE DISTRUTTA


Il giorno 10 l’animatore Cristóvão Colombo Felix mi ha mandato via whatsapp il seguente messaggio: «I fratelli mussulmani degli al-Shabab venuti dalla Somalia hanno bruciato la nostra missione. Ora siamo un popolo senza identità! La chiesa e tutta la missione, esistenti da 97 anni, e il grande Crocifisso che avevamo custodito gelosamente nelle nostre case durante la guerra d’indipendenza (1964-1975), impedendo che violenza umana lo distruggesse, oggi sono stati bruciati da fuoco sacrilego!


CHIESA PARROCCHIALE DISTRUTTA


Quelle case, quelle scuole, tutto quell’insieme che tu avevi restaurato e ricostruito durante i sei anni in cui sei stato con noi e che ricordava a noi Makonde che siamo appunto Makonde, siamo cristiani, siamo cattolici, che Cristo è diventato l’anima della nostra cultura… ora non esistono più. Sono solo “ruinas” e cioè macerie!».


CHIESA PARROCCHIALE DISTRUTTA


La missione di Nangololo, era stata fondata nel 1924: 97 anni di vita! Durante gli anni, aveva esteso la sua presenza evangelizzatrice in tutti villaggi dell’altopiano makonde, realizzando 26 grandi comunità. Fondata dai missionari Monfortani olandesi, vi hanno lavorato anche le suore della Consolata, i frati Cappuccini, il clero diocesano ed infine i missionari brasiliani Salettiani. I cattolici sono circa il 60 per cento dei 79.000 abitanti.


CHIESA PARROCCHIALE DISTRUTTA


L’altro animatore Luis João Awikile il 12 ha girato un video. Trascrivo i suoi commenti: «Padili Francisco questa è la chiesa… la chiesa totalmente distrutta… totalmente distrutta… la casa di Dio… Questa è la chiesa… era la chiesa parrocchiale di Nangololo. Ora sto dentro la chiesa… le pareti tutte abbattute… Non c’è più un tetto in questa chiesa… tutto buttato giù…


CHIESA PARROCCHIALE DISTRUTTA


Una chiesa per la cui costruzione ci son voluti molti anni, che tu e Suor Rosarita, Gianni e Rosa Speranza, Dorotea e Pino Colella, Colombo e io Luiz, con tutti i “vana va maka” (chiamavamo così una decina di ragazzi-apprendisti) avevamo restaurato… oggi ormai tutto è niente… tutto bruciato!


STUDIO DELLA RADIO S. FRANCESCO D’ASSISI


Qui tu avevi messo lo studio della “Radio S. Francesco d’Assisi” che avevi regalato alla nostra missione… ecco i locali tutti bruciati… Già era… mio Dio… Questo è lo studio… tutto bruciato… Ritorno nella chiesa… Tutta bruciata… Dio mio… perdona questi uomini… non sanno ciò che fanno… parola di Gesù!».

Dopo aver filmato le rovine della chiesa e degli studi della radio S. Francesco, ha girato delle immagini nella casa delle suore. Ancora il suo stupito commento: «Questa è la casa delle suore della Consolata… Totalmente distrutta…». Non esprime il suo orrore solo guarda le macerie… Poi lo assale un senso di panico: «Ora sono qui da solo… ho paura… tornerò per descrivere meglio la distruzione».



Qualche giorno dopo ha visitato quello che era il santuario della Madonna di Fatima: «La cappella della Madonna di Fatima… tutta bruciata… Cappella della Madonna di Fatima… Santuario della Madonna di Fatima».

Ricevo ancora dall’animatore Bernardo il seguente watsapp: «Ciao padili Francisco, noi stiamo bene, ma la situazione di Nangololo continua come già ti ho detto. Gli insorti hanno creato le loro basi stabili in varie comunità della missione. La missione di Macomia con la sua cittadina è stata bruciata.


CASA DEI MISSIONARI DISTRUTTA


La chiesa di Myangalewa e quella di Chitunda che tu hai costruito, sono state distrutte. Anche le altre tre, quelle di Miteda, Matambalale e Mwatide sono state distrutte. Gli islamisti sono presenti ovunque senza nessun intervento dell’esercito regolare. Stando così le cose non abbiamo nessuna speranza di pace. Stiamo pregando affinché il Signore aiuti gli autori della guerra a capire che stanno facendo molto male».


UNA DELLE 5 CHIESE DISTRUTTE NEI VILLAGGI


Il 23 novembre 2020, padre Edegard mi scrive facendo una cronaca degli eventi più duri: «Tutta la gente fugge e scappa dai terroristi e si rifugia nella foresta.


PADRE EDEGARD SILVA JUNIOR CON I SUOI GLI ANIMATORI LUIS E BERNARDO


Le loro case e villaggi sono stati bruciati da quelli che chiamiamo terroristi, in realtà sono jihadisti collegati allo stato islamico dell’Africa centrale. Le cinque chiese costruite da te, fra Francesco, in altrettanti villaggi non esistono più. Tutte le strutture commerciali, economiche e sociali sono state bombardate: nei villaggi non ci sono che macerie!



Gli animatori ci descrivono gli attacchi, i massacri e gli orrori. La terribile situazione di guerra che dura ormai da tre anni nella nostra diocesi esige una presenza samaritana da parte della Chiesa. Ormai si contano 2.614 morti e 700.000 sfollati. Molti di loro sono ancora nelle foreste a morire di fame. Altri sono scappati nelle cittadine più sicure a Moeda o a Montepuez. La maggior parte si è rifugiata a Pemba. Son venuti via mare o via terra. Povera gente!


SFOLLATI A PEMBA GIUNTI VIA MARE


Nella nostra missione niente è stato risparmiato dalla violenza distruttrice: delle scuole, dall’asilo infantile alle scuole elementari e a quella secondaria, Vyaka Sabini, (fondata da te in ricordo del 70° anno di evangelizzazione dell’altopiano makonde) che servivano più di 3.000 alunni, è rimasta solo pietra su pietra. Altrettanto è avvenuto per la casa delle suore, con le strutture delle loro attività di promozione della donna, e per la casa dei missionari, con tutte le strutture di supporto alla evangelizzazione.


LABORATORIO DENTISTICO E ODONTOTECNICO


Lo studio fotografico e quello odontotecnico di Antonio Baccarelli, la Radio S. Francesco d’Assisi e il pozzo artesiano che forniva acqua a tutta la gente, il mulino e poi la grande chiesa parrocchiale costruita nel 1936 col grande Crocifisso ligneo e l’artistico tabernacolo entrambi realizzati da artisti makonde… tutto, tutto quello che ricordava il glorioso passato della missione di Nangololo, non è che ruderi e cenere!


LA CHIESA DOPO L’ATTACCO DEL 07 DI APRILE 2020


La prima volta ci avevano assaltato il 7 aprile 2020. I terroristi entrarono nella grande chiesa parrocchiale, distrussero le statue e la via crucis, trascinarono i banchi vicino all’altare appiccandovi fuoco. Ma non riuscirono a fare altri danni.


LA CHIESA DOPO L’ATTACCO DEL 07 DI APRILE 2020


Noi missionari siamo fuggiti con tutta la gente. Il Vescovo con un messaggio ci aveva ordinato di rientrare a Pemba per non correre il rischio di essere uccisi. Fuggendo siamo passati dal villaggio di Criação dove c’è una comunità dedicata a S. Tommaso. Abbiamo visto tante case bruciate, morti da tutte le parti, la cappella bruciata e l’eucaristia gettata per terra.

LA CHIESA DOPO L’ATTACCO DEL 07 DI APRILE 2020


Il 30 ottobre 2020 i terroristi sono tornati ad attaccare e occupare il distretto di Muidumbe dove è situata la missione di Nangololo. Uomini armati e violenti hanno occupato per venti giorni tutto il villaggio del distretto di Mwambula e l’area della missione. Hanno distrutto e bruciato ogni cosa. Molti uomini, donne e bambini sono stati uccisi. Il 19 novembre i terroristi hanno lasciato l’area della missione. Qualche giorno, dopo quando gli animatori sono tornati a Nangololo, hanno trovato per le strade e nel villaggio corpi in decomposizione, segni di massacri di massa, corpi decapitati e case bruciate».


MONUMENTO A S. FRANCESCO D’ASSISI


Le ragioni di una guerra

Quando una decina di anni fa furono scoperti nella regione di Cabo Delgado, la regione più povera del Mozambico, immensi giacimenti di gas naturale, petrolio, rubini tra i più estesi al mondo e legnami pregiati, la notizia fu accolta come la premessa di una vera svolta per l’economia di questa regione all’estremo nord del Mozambico come per tutta l’economia nazionale.


IMPIANTO INDUSTRIALE A PALMA


La ricchezza scoperta attrasse numerosi investimenti stranieri da parte di compagnie quali Eni, Total, Exxon, Anadarko Petroleum Corporation e la Sasol, la multinazionale sudafricana, che avrebbero potuto duplicare il PIL nazionale dei prossimi anni.

Ma così non è stato.


SOFFERENZA… ANGOSCIA!


Forse due sono state le cause scatenanti: l’espropriazione dei terreni delle popolazioni, per fare posto agli immensi impianti industriali, e l’apparizione di un gruppo islamico integralista che lungo gli anni ha sfruttato il malcontento della gente, facendosi in certo senso portavoce del degrado sociale ed economico a cui era stata condannata la popolazione da parte del governo centrale. Nonostante la pioggia di investimenti, la popolazione di Cabo Delgado non ha tratto benefici dall’incremento di interessi stranieri, e questo non ha fatto altro che fomentare il risentimento nei confronti dello Stato centrale.


SFOLLATI A PEMBA GIUNTI VIA MARE


Dal 2017 un gruppo islamista, che il popolo chiama al-Shabab, forse senza nessun legame con gli al-Shabab della Somalia, ha cominciato le sue azioni terroristiche nelle zone della costa dove è più diffuso l’Islam, occupando villaggi e cittadine e seminando terrore e orrore dappertutto.


SFOLLATI A PEMBA GIUNTI VIA MARE


L’azione più spettacolare è stata condotta il 12 agosto 2020 nella città di Mocimboa da Praia (30.000 abitanti circa) quando hanno sconfitto le forze di sicurezza governative e sono riusciti a prendere il controllo della città. I ribelli hanno poi dato fuoco a numerosi edifici governativi e religiosi, saccheggiando i depositi militari ed entrando così in possesso di una grande quantità di armi; successivamente, hanno distribuito cibo e denaro alla popolazione che li ha accolti con una certa benevolenza. Due giorni dopo, i ribelli sono arrivati a Quissanga, 100 km più a sud, conquistando anche questa città e riducendola in un mucchio di macerie.


SFOLLATI A PEMBA


Da quel momento il movimento si è diffuso a macchia d’olio nei distretti più a nord della regione di Cabo Delgado manifestando il suo vero volto in violenze e atrocità inaudite. Inoltre il movimento starebbe guadagnando milioni di dollari attraverso attività criminali collegate alla commercializzazione della droga, all’estrazione clandestina delle ricchezze minerarie, al disboscamento, al bracconaggio e al contrabbando.


PADRE EDEGARD SILVA JUNIOR


Gli attacchi jihadisti in Mozambico minacciano non solo questo imponente progetto energetico con lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale e petrolio nel bacino del Rovuma, ma rappresentano anche una minaccia politica per tutti i paesi dell’Africa australe.


CAMPO SFOLLATI


In questi ultimi mesi migliaia di terroristi islamici provenienti dalla Tanzania sono entrati in Mozambico, e il 23 marzo 2021 hanno preso il controllo della città di Palma dove sono insediati gli importanti impianti per l’estrazione degli idrocarburi. I dipendenti delle compagnie petrolifere che vi lavoravano sono in fuga e la popolazione si è rifugiata nella boscaglia. Si contano 12 morti tecnici di varie nazionalità catturati nel hotel Amarula di Palma.


IO CI SONO… SI PUO’ RICOMINCIARE!!!!!


La denuncia arriva da Save The Children che ha raccolto le testimonianze degli sfollati della regione di Cabo Delgado, tra cui quella di una madre che ha visto decapitare il figlio di 12 anni dai terroristi.

Bambini e minori sono oggetto di violenza inaudita. Moltissimi vengono reclutati dalle milizie e se in qualche modo si rifiutano, spesso vengono uccisi. Molte testimonianze sono orribili, si tratta di violenze di ogni tipo di fronte alle quali gli stessi operatori che hanno raccolto le testimonianze piangono e fanno fatica ad accettarle.


CAMPO SFOLLATI


L’attacco ha evidenziato le ottime capacità militari dei jihadisti affiliati allo stato islamico dell’Africa centrale. I 30.000 abitanti della cittadina di Palma da più d’un mese ricevevano approvvigionamenti solo via mare perché tutte le strade erano bloccate dai miliziani, che così controllano il centro nevralgico di estrazione di idrocarburi che rappresenta uno degli investimenti maggiori in Africa.


CARITAS


L’accaparramento delle ricchezze del sottosuolo da parte delle multinazionali non lascia nulla alla popolazione locale che continua a vivere in totale miseria, dimenticata anche dal governo centrale. Ciò genera una spirale perversa che spinge così i giovani ad arruolarsi tra le fila dei terroristi.


IL VESCOVO LUZ FERNANDO LISBOA ACCOGLIE GLI SFOLLATI


Questa situazione è stata denunciata con coraggio profetico da monsignor Luiz Fernando Lisboa presente nella diocesi di Pemba, come missionario dal 2001, e come vescovo dal 12 giugno 2013. Egli si interroga su quali potranno essere i benefici per la gente del luogo derivanti dagli investimenti delle grandi aziende. Agricoltori e pescatori sono stati sradicati per far posto alle infrastrutture logistiche, minerarie ed energetiche.


CARITAS


Il governo mozambicano ha le sue responsabilità, ricorda il vescovo, perché la regione di Cabo Delgado è stata ignorata, è stata lasciata fuori dalla dinamica nazionale di sviluppo per molto tempo e abbandonata a se stessa nella lotta contro i jihadisti.



«Il 7 aprile 2020, -denunzia il prelato- 52 giovani della comunità di Xitaxi, che avevano rifiutato di unirsi ai ribelli, sono stati massacrati. Per noi sono autentici martiri della pace perché non hanno voluto prendere parte alle violenze, alla guerra, e questa è la ragione per cui sono stati uccisi.


PADRE EDEGARD CON L’ANIMATORE BERNARDO


Quando i terroristi hanno iniziato a bruciare le chiese e la violenza ha cominciato ad assumere un carattere religioso, ho chiesto ai missionari di ritirarsi a Pemba perché il rischio di un attacco era imminente».


IL PAPA RICEVE IL VESCOVO LUIZ LISBOA


Anche Papa Francesco ha rivolto numerosi appelli per la riconciliazione in Mozambico e ha fatto una donazione per la costruzione di centri sanitari a favore delle vittime delle violenze nel nord del paese.



Il 20 novembre 2020 mentre ero ancora in ospedale e ricevevo continuamente notizie così tragiche, avevo scritto nel calendario del cellulare: “Penso e prego per tutti quei miei fratelli makonde che io ho battezzato, che non hanno rinnegato la fede e sono stati martirizzati!

Tuoi testimoni per sempre, Signore! Santi nella tua casa!

Alla chiesa del popolo makonde mancavano i martiri.

Ora ci sono anche quelli!

Loro intercedano il perdono per le mani violente che hanno cancellato la loro vita da questa terra e distrutto case, averi e infrastrutture civili e religiose e strappato il tessuto umano di un nobile popolo.

Loro ottengano dal Signore il perdono per tutta questa gratuita e bruta violenza e il coraggio della pazienza per chi dovrà ricostruire quanto è stato demolito nel cuore del popolo makonde!



QUESTE IMMAGINI RACCONTANO

COME ERA LA MISSIONE DI NANGOLOLO







Fra Francesco Monticchio